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Che cos’è la visita neurochirurgica?
La visita neurochirurgica è utile a valutare la presenza e l’entità di patologie del sistema nervoso centrale e periferico o disturbi a carico della colonna vertebrale, per individuare il trattamento farmacologico più idoneo oppure l’eventuale necessità di un intervento chirurgico.
I pazienti neurochirurgici possono essere divisi in due grandi gruppi:
A cosa serve la visita neurochirurgica?
La visita neurochirurgica consente di acquisire informazioni riguardo le principali patologie di interesse neurochirurgico che si dividono in due categorie:
Tra le patologie craniche troviamo le malattie che interessano il sistema cerebrovascolare (aneurismi cerebrali, malformazioni vascolari, fistole arterovenose, cavernomi cerebrali, ischemia cerebrale cronica, Moyamoya), tumori primitivi (gliomi, meningiomi, ependimomi, linfomi) o secondari (metastasi), tumori della base cranica (es: neurinomi dell’acustico, menigiomi, sarcomi), tumori dell’ipofisi, nevralgia del trigemino, emispasmo facciale, idrocefalo.
Tra le patologie della colonna vertebrale, invece, troviamo quelle degenerative del rachide lombare (ernia del disco, stenosi lombare, spondilolistesi) e del rachide cervicale (ernia del disco cervicale, mielopatia cervicale, stenosi cervicale), patologie tumorali della colonna vertebrale o in relazione al midollo spinale (ependimomi, meningiomi, neurinomi)
Il 50% dei pazienti arriva alla prima visita presso l’ambulatorio di Neurochirurgia con una diagnosi effettuata (generalmente perché il medico di medicina generale si è già rivolto ad altri specialisti come neurologo, endocrinologo, oculista, otorino) e ha eseguito buona parte delle indagini radiologiche, biologiche o strumentali che consentono di iniziare subito il consulto clinico in modo costruttivo.
Una parte di pazienti arriva, invece, senza cognizione di cosa possa aver determinato nel sistema nervoso i segni deficitari come perdita di vista e udito, la comparsa delle vertigini o di vomito mattutino. In questi casi, una attenta anamnesi personale e un accurato esame obiettivo neurologico permettono allo specialista di iniziare un percorso diagnostico che, dopo le indagini diagnostiche, porterà a pianificare trattamento.
Il principale strumento di indagine diagnostica del Neurochirurgo è la risonanza magnetica. A questa, in base ai casi, possono sostituirsi o aggiungersi generalmente:
Nei pazienti con sintomi periferici come il dolore, la spasticità, la claudicatio neurologica (zoppia), il dolore radicolare per la cervicobrachialgia o la sciatica, è fondamentale ascoltare il paziente sulle modalità di insorgenza del problema e sulla caratteristica clinica del dolore o del deficit motorio o sensitivo. L’esame obiettivo neurologico (in questo caso più semplice, rispetto a quello per le patologie del sistema nervoso centrale) e una diagnostica di base, che comprende la risonanza magnetica, consentono di iniziare una terapia medica nella speranza che patologie infiammatorie come l’ernia del disco, patologie discali, lombari e cervicali possano rispondere positivamente al trattamento.
Dopo un periodo di terapia medica appropriata, se i sintomi regrediscono e i segni clinici mostrano un progressivo miglioramento, si passa a una terapia di contenimento. In caso contrario, si prendono in considerazione prima di tutto le opzioni chirurgiche mininvasive, da valutare da paziente a paziente.
Un’altra caratteristica dei pazienti neurochirurgici, che si presenta sempre più frequentemente, è l'età avanzata. Si tratta spesso di malati tra i 70 e i 90 anni, con patologie associate, dismetaboliche o cardiologiche. Questi casi portano a una serie di sfide sia terapeutiche, per quanto riguarda la compatibilità dei farmaci con i problemi pregressi, sia dal punto di vista chirurgico.
Sono fondamentali una sinergia tra il neurochirurgo e gli altri specialisti che hanno in cura questa tipologia di pazienti e, soprattutto, la corretta informazione al paziente e ai suoi familiari sulle varie opportunità di trattamento. Tutti i parenti vorrebbero che i loro cari recuperassero sempre una buona qualità della vita e superassero brillantemente interventi chirurgici, anche aggressivi, ma quando si parte da una condizione di handicap, questa difficilmente potrà essere colmata al 100%.
Si tratta, infatti, di pazienti solitamente con patologie degenerative della colonna vertebrale (fenomeni artrosici, artritici o post traumatici come le fratture spontanee nell’anziano) e che hanno comunque un’implicazione non tanto nella parte ossea, quanto nella compressione delle strutture. Si possono per questo determinare dopo un intervento chirurgico patologie ischemiche compressive sul midollo spinale (preoccupanti dal punto di vista della prognosi per un recupero di un buono stato di salute), oppure compressioni sulle radici lombari che impediscono una regolare e efficace deambulazione nel paziente anziano, che ha come obiettivo principale la propria autonomia motoria.
Come si svolge la visita Neurochirurgica?
Durante la visita neurochirurgica lo specialista esegue una prima anamnesi familiare (ricerca casi di patologie simili nei familiari più stretti), fisiologica (informazioni sulla crescita del paziente) e patologica (eventuali traumi, interventi o malattie pregresse o in corso).
Alla prima raccolta di informazioni sul paziente, segue l’esame obiettivo neurologico utile ad analizzare eventuali segni evidenti della patologia.
Durante la visita lo specialista prende anche visione di precedenti esami diagnostici (come TC, Risonanza Magnetica, radiografia). Se il neurochirurgo lo ritiene necessario può anche prescrivere ulteriori esami di approfondimento, come esami radiologici (radiografia, risonanza magnetica, tac, PET), esami di laboratorio oppure approfondimenti specifici come l’elettromiografia e potenziali evocati.
Alla fine del percorso, lo specialista valuta il trattamento più adeguato (farmacologico, chirurgico, radiochirurgico) in base al caso clinico.
Che cos’è la visita neurochirurgica della colonna?
La neurochirurgica per la colonna è un passaggio fondamentale per individuare o monitorare anomalie a carico della colonna vertebrale (come nel caso di mal di schiena). Viene eseguita da un medico specialista in neurochirurgia.
A cosa serve la visita neurochirurgica della colonna?
La visita di neurochirurgia della colonna consente di individuare la causa del dolore a livello della colonna vertebrale e agli arti inferiori che può avere all’origine danni muscolari (contratture, stiramenti o strappi), danni articolari (ernie del disco, artriti) e danni ossei (fratture), oltre ai danni al sistema nervoso e ai disturbi del midollo spinale.
La visita può essere indicata in caso di mal di schiena e/o laddove si sospetti la presenza di disturbi quali, per esempio:
Come si svolge la visita neurochirurgica della colonna?
Nel corso della prima parte della visita il medico, dopo essersi informato circa la sintomatologia percepita dal paziente e le eventuali misure adottate per porvi rimedio, provvederà a valutare la postura e la gamma di movimenti eseguibili dal paziente senza che questi provochino dolore. Procederà poi con l’osservazione e la palpazione della colonna vertebrale, osservandone curvatura e allineamento.
Lo specialista consulterà gli esami strumentali e neurofisiologici a disposizione.
Al termine della visita lo specialista potrà formulare una diagnosi e prescrivere relativa terapia o fornire indicazioni circa la necessità di un intervento chirurgico, oppure richiedere esami specialistici di approfondimento (radiografie, Tac, risonanza magnetica, scintigrafia ossea, elettromiografia.)
Il paziente è invitato a portare con sé eventuali esami effettuati su richiesta del proprio medico curante e tutta la documentazione medica relativa al mal di schiena già posseduta.
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